"Cucinare è come amare... o ci si abbandona completamente o si rinuncia."
(Harriet Van Horne)


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lunedì 30 marzo 2009

Cuddura cull'ova



Incredibile, ma vero, due post in due giorni… cioè un post al giorno!!
Direi che è una situazione più unica che rara, considerando i miei ritmi!
Di solito sperimento, fotografo e scrivo di domenica, ma oggi fa eccezione e faccio doppietta solo perché ho approfittato della indisposizione che mi ha costretto a casa (eh si, anche agli imprenditori capita di stare male, e a pochi di noi succede di stare a casa dal lavoro… beata istituzione della malattia per i lavoratori dipendenti!).

Visto che la Pasqua si avvicina, gioco d’anticipo per evitare di finire come col Carnevale che è passato e io non ho fatto in tempo a preparare alcun dolce tipico…
Propongo un dolce siciliano tipico di questo periodo di festa, la “cuddura cull’ova”, che mi riporta alla mia infanzia e alle mie origini, una preparazione allegra e coloratissima credo non manchi in nessuna pasticceria siciliana in questo momento dell’anno.
A dire il vero questo dolce l’ho sentito nominare molto negli anni, ma a casa mia non si è mai fatto e allora spinta dalla mia voglia di sperimentare, in particolar modo quello che suggerisce la tradizione culinaria delle regioni da cui proviene la mia famiglia.
Sono molto entusiasta di questo dolce, oltre ad essere proprio buono è anche troppo carino!!


...a forma di "panarieddu" (cestino)... non troppo ben riuscito...
...a forma di cuore... decisamente più carino...

Ancora una volta (e non sarà sicuramente l’ultima) mi sono affidata a GialloZafferano per la ricetta, apportando solo alcune piccole modifiche.

E come sempre prima un po’ di storia (riportata testualmente da GZ):
“La coddura o cuddhura, è un tipico dolce siciliano, di derivazione ortodossa, che veniva e viene tutt’ora preparato nel periodo pasquale.
Tempo fa, durante il periodo della Quaresima, si osservava una grande moderazione alimentare, che escludeva dalle tavole carne, uova e formaggi, ma con l’arrivo della settimana santa le privazioni terminavano, e le uova erano un alimento particolarmente utilizzato per la preparazione dei dolci pasquali.
In Sicilia, il dolce pasquale più diffuso è ancora oggi la "cuddhura", un grosso dolce di forma circolare, con incorporato un numero variabile, ma sempre dispari, di uova col guscio, che le giovani donne usavano regalare ai fidanzati nel giorno della Resurrezione.
Ma la forma della cuddura non è solo circolare: se ne preparano anche a forma di "campanaru" (campanile) per risuonare le campane al Cristo risorto, a forma di "panarieddu" (cestino) per augurare abbondanza, oppure di "gadduzzu" (galletto o colomba) per i ragazzi, di "pupa" (bambola) per le ragazze, e a “cuore” per i propri amati.

Il termine "cuddhura" deriva dal greco "Coulloura" col quale gli antichi greci indicavano particolari focacce offerte agli dei in cambio di favori e benevolenza, usanza che in epoca cristiana si rivolge ai fidanzati e non più agli dei pagani.Le "coddhure" venivano portate in chiesa, la mattina del sabato santo, per la benedizione che, nella solennità della Resurrezione, risvegliava l'idea di fecondità consacrandone il valore.Costituivano comunque un dono augurale: un tempo la "zita" (la fidanzata) preparava la coddura a forma di cuore per il suo promesso, che ricambiava il dono con un dolce a forma di "agnidduzzu" (agnellino), e con questi gesti si celebrava la rinascita e la fertilità.“



...mezzo cuore glassato...



...mezzo cuore non glassato...

Ingredienti:

500 gr. farina (io ho usato la farina per dolci e ne ho aggiunto almeno altri 150/200 gr. ad occhio)
1 bustina lievito per dolci in polvere
la buccia grattuggiata di un limone
200 gr. strutto (io ho usato il burro)
6 uova
1 bustina di vanillina
200 gr. zucchero

Per decorare:
Codette e palline arcobaleno q.b
1 uovo per spennellare (io ho usato solo il tuorlo)

Per la glassa:
1-2 cucchiai succo di limone
1 albume (quello non utilizzato per spennellare)
10-12 cucchiai di zucchero


Mettere la farina in un recipente capace e mescolarla con lo zucchero e il lievito setacciato, quindi aggiungere lo strutto ammorbidito (o il burro), le uova, la buccia grattugiata di un limone la vanillila e impastare.
Lavorare molto bene l’impasto in modo da amalgamare bene gli ingredienti (anche con il robot da cucina); la consistenza dell'impasto non sarà dura, anzi, risulterà abbastanza morbida. A dire il vero senza la mia aggiunta di farina l’impasto sarebbe rimasto addirittura appiccicoso al punto da non poterlo staccare dalle mani!
Modellare la "cuddura" direttamente sulla carta forno, secondo i soggetti da scelti; un cuore, un cestino, una campana, una bambola, un galletto.
Posizionare sulla "cuddura", con una leggera pressione sulla pasta, una o più uova col guscio (sempre in numero dispari), che andranno bloccate sul dolce con dei bastoncini di pasta a mo’ di croce.Adagiare la cuddura sulla placca del forno (o in una teglia) foderata con carta forno, spennellarla con dell’uovo sbattuto (anche solo il tuorlo), e guarnirla con dei semi di papavero, sesamo o con degli zuccherini colorati, e cuocerla a 180°-200° per circa 35-40 minuti, fino a quando diventerà dorata. Ovviamente nel mio forno sono bastati 30 minuti…Se si vuole glassare la cuddura (o anche solo metà come ho fatto io), infornarla senza spennellerla con l'uovo sbattuto, e preparare una glassa in questo modo: montare a neve un bianco d’uovo, aggiungere poi 10-12 cucchiai di zucchero semolato, un cucchiaio alla volta e lentamente, continuando a sbattere con lo sbattitore.
Aggiungere poi poco alla volta uno o due cucchiai di succo di limone, sempre sbattendo; il composto deve risultare molto denso e staccarsi pesantemente dal cucchiaio.
Appena sfornata la cuddura, ricoprirla con la glassa preparata e cospargerla di zuccherini colorati, lasciarla raffreddare e poi buona degustazione!
Ovviamente anche le uova inserite si possono mangiare... saranno belle sode dopo il passaggio in forno!
Un consiglio: con queste dosi io ho preparato 2 grosse cuddure, ma considerando che l’impasto cresce parecchio forse converrebbe dividerlo e farne 4 o più cuddure più piccole con diverse forme.




domenica 29 marzo 2009

Pasta e broccoli al gratin


Ho già parlato della mia avversione verso la verdura che pian piano ho cercato di superare.
In alcuni casi si è passati dall’odio all’amore sconfinato (già da tanto tempo) come con melanzane e zucchine, in altri casi invece la questione è più difficile… Ci sono infatti delle verdure che sto tentando di farmi piacere in tutti i modi, ma la strada è tortuosa… Se opportunamente cucinate le posso tollerare, ma potrei vivere assolutamente senza. Diciamo che faccio uno sforzo giusto perché fanno bene, ma non potrei mai pensare di mangiarle solo bollite come farei con le adorate patate…

Ebbene, qui si sta parlando dei broccoli! Per poterli mangiare ogni tanto ho capito che la cosa migliore è abbinarli in modi diversi alla pasta e questa è la prima di tre ricette che andrò a postare.

Aggiungo inoltre che essendo nata schizzinosa, applico questa mia caratteristica alla perfezione coi broccoli, visto che una volta pronto il piatto li seziono e scarto (rifilandoli a mia madre) buona parte dei “tronchi”, cioè dove non c’è il fiore…





Ingredienti (per 3 porzioni abbondanti):

250 gr. pasta tipo pipe o conchiglie
400 gr. cimette di broccoli
una scatola di pelati (direi anche due scatole, ma io ho usato la passata)
uno spicchio d’aglio
150 gr. (circa) stracchino
Grana q.b.
olio evo q.b
sale

Preparare il sugo coi pelati (o fate scaldare la passata), l’olio e l’aglio.
Lessare in abbondante acqua salata la pasta.
Quando mancano 5 minuti alla fine della cottura unite le cimette di broccoli mondate e lavate.
Scolare la pasta e i broccoli e trasferire tutto in una pirofila unta d’olio (io ho usato tre pirofiline monoporzione), cospargere con un po’ di Grana grattuggiato e con la salsa di pomodoro e mescolare delicatamente.
Per evitare che la pasta si asciughi troppo conviene abbondare col sugo.
Ricoprire la pasta con lo stracchino spezzettato e spolverizzare col altro Grana.
Passare la pirofila nel forno già caldo a 180 gradi finchè non si sarà formata in superficie una bella crosticina dorata.

martedì 24 marzo 2009

Meme (il primo): Le 5 cose di cui non potrei fare a meno

Dopo aver visto questo meme in giro per i vari blog, finalmente lo ricevo anche io da parte di Eleonora del blog Voglia di…

Difficile stabilire solo 5 cose di cui non potrei fare a meno… Nel senso che io considero irrinunciabili tantissime cose, materiali e non… e infatti ho rifatto la lista più volte e alla fine ho un pò barato!

Cominciamo col dire che non fanno testo le cose universalmente riconosciute come fondamentali per ogni persona come:

- gli affetti, per cui mia madre prima di tutti e poi la mia famiglia in generale e il mio “mini” cane che, pur essendo nella mia vita da soli 8 mesi è già parte di me, una gioia e un amore immenso… Viene con me dappertutto e quando sono costretta a lasciarlo a casa anche solo qualche ora mi manca...

- la libertà… che sia di espressione, di movimento, di vivere come voglio, ecc.

…e quelle che sono talmente ovvie per me che non fanno notizia come:

- la cucina: altrimenti che food blogger sarei?… Intesa in senso ampio, quindi cucinare e mangiare, ma anche fare la spesa… mmmm…. Se potessi riempirei carrelli su carrelli ogni giorno al supermercato!!

- la danza: anche se non ho potuto diventare una professionista per diversi motivi, anche se in questo momento mi sono fermata (per ora… ma tornerò!), la danza è sempre presente nella mia mente, nel mio lavoro… anche solo quando vado a ballare latino, quando vado a vedere un balletto alla Scala, quando guardo un video di hip-hop su MTV o su YouTube o quando, come stasera, ho la finale di Amici come sottofondo e alzo la testa dal pc solo nei momenti in cui qualcuno balla…. Le emozioni della danza sono incredibili sia per chi guarda che per chi la fa.


Quindi le effettive cinque cose che nessuno mi deve togliere sono (in ordine sparso):

1 - la tecnologia: quindi i miei computer (ne ho due, ma potrei averne tre o quattro e usarli tutti e non bastarmi), INTERNET (lo scrivo maiuscolo per enfatizzare… non immagino come poter vivere senza… mi ha risolto mille dubbi e problemi, è stato fondamentale per creare la mia attività e ancora lo è per gestirla), i miei telefoni (uno è di lavoro, dai!), la macchina fotografica digitale (da quando ho quella nuova piccolina me la porto sempre con me), il lettore Mp3 (anche se lo uso poco), e tutte le diavolerie che inventeranno e che sicuramente mi piaceranno… il navigatore invece resta in un limbo… dovrebbe essere utilissimo, ma mi fa sbagliare puntualmente strada…

2 - la macchina: chiamatemi viziata, ma io non faccio un passo senza di lei… pur vivendo nel caos di Milano io preferisco imbattermi nel traffico e nel rompicapo dei parcheggi piuttosto che prendere i mezzi pubblici, soprattutto la metropolitana che odio… Anche in tempi di ristrettezze economiche, mi privo di tutto arrivando alla soglia della sopravvivenza, ma la macchina non la terrò mai ferma. La mia mitica MICRA!!

3 - il mio guardaroba e la mia borsa (il contenuto): inteso come vestiti, ma soprattutto scarpe… non è una passione, è una malattia… mi vergogno di dire pubblicamente quante paia di scarpe ho… e ancora peggio quante ne vorrei ancora comprare… (oltre al fatto che le vendo pure nel mio negozio!). Vivo quasi perennemente sui tacchi, preferibilmente sandali aperti davanti di svariati colori, materiali e fattezze… Mi viene l’orticaria al solo pensiero di rovinarle inciampando o bagnandole quando piove…Quando devo partire per un viaggio non potendo portarmi dietro tutta la collezione devo fare una selezione (vale anche per i vestiti), ma mi sembra sempre una crudeltà lasciare qualche paio tutto solo soletto a casa… e così ci metto delle ore a fare le valige… che puntualmente superano la franchigia bagaglio!
Quanto al contenuto della borsa intendo dire una serie di cose che spesso non tiro nemmeno fuori, ma senza delle quali non posso uscire... ad esempio: la pochette coi trucchi (mai senza gli occhi truccati, nemmeno in spiaggia), le medicine per i piccoli acciacchi di una ipocondriaca (io), la bottiglietta dell'acqua... e per questo le mie borse sono sempre giganti!

4 - Leggere e scrivere: adoro i libri e le librerie… Amo passare delle ore nelle librerie a guardare le copertine dei libri, toccarli, leggere la quarta di copertina e anche… annusarli!!!Arrivo con una lista ponderata di libri da comprare e finisco per comprarne almeno uno in più… Anche se non ho più spazio in casa non penso neanche lontamente di liberarmi di qualcuno di loro o di non comprarne più… anzi… la mia lista è ancora lunghissima! Purtroppo leggo troppo poco, o meglio molto meno di quanto vorrei, soprattutto in questo periodo che mi porto il lavoro anche a casa…
Adoro leggere e fantasticare di poter scrivere anche io un libro un giorno… Al primo posto tra i miei scrittori preferiti c’è Isabel Allende e poi Andrea Camilleri (siciliano… strano, eh?).
Per quanto riguarda la scrittura, ho cominciato ad amarla ai tempi della scuola con i temi… Dopo il blocco iniziale in attesa di ispirazione partivo come un treno riempiendo fogli su fogli.
A distanza di tanti anni il posto dei temi scolastici lo hanno preso prima le mail ad amici e colleghi che sono sempre state lunghe e articolate come vere e proprie lettere e ora i miei blog. Più di una volta ho ammesso che il dono della sintesi non mi appartiene (e credo sia abbastanza evidente!!), ma non è sempre un difetto… almeno credo!

5 - Viaggiare: io nasco come operatrice turistica… Ho lavorato nei villaggi turistici e in agenzia di viaggio e ho fatto diversi bellissimi viaggi. Purtroppo da quando mi sono messa in proprio gli impegni lavorativi ed economici mi hanno costretta a rinunciare (momentaneamente) a questa cosa meravigliosa! Prediligo i paesi di lingua spagnola, in particolare la Spagna e Cuba e comunque sempre e solo città d’arte e mare… La montagna non fa per me, mi mette ansia e tristezza. Viaggiare, conoscere persone in giro per il mondo, altre culture, altri cibi è meraviglioso… E come ha detto una persona che dalla passione per i viaggi ha costruito un’impero del settore, il Sig. Bruno Colombo, presidente dei Viaggi del Ventaglio (il tour operator per cui ho lavorato): “il viaggio incomincia già in aeroporto”… E io adoro anche quelli…

E come al solito mi sono dilungata (pur avendo omesso cose tipo dormire, sognare e molto altro ancora)…

E ora passo questo meme a:
Babs
Claudia
Viviana
Camomilla
Erborina
(se lo avete già ricevuto scusate tanto…)

mercoledì 18 marzo 2009

Apple Pie



La seconda preparazione causa della mia ingordigia di domenica è… l’ennesimo dolce a base di mele, ma non una torta qualsiasi, ma bensì la mitica, favolosa, buonissima Apple Pie, anche conosciuta come American Pie o più semplicemente la Torta di Nonna Papera, dolce nazionale americano insieme alla Cheesecake (prossimamente su queste pagine!).

Quindi arieccomi con una ricetta american style e soprattutto di nuovo le mele!!! E che non mi stancano mai, anzi più dolci preparo con loro e più ne vorrei fare… quasi una personale raccolta.

La ricetta che ho utilizzato l’ho presa dall’infallibile Giallo Zafferano, ormai uno dei miei punti di riferimento. Da segnalare solo alcune cose.
Innanzitutto che ho amato tantissimo la brisée con queste dosi, al punto che la utilizzerò sicuramente in caso di crostate. L’assenza di zucchero nella pasta compensa la dolcezza dei ripieni, che siano a base di frutta o di creme, e credo sia questo il motivo per cui spesso i dolci a base di pasta frolla mi risultano (a mio gusto ovviamente) un po’ stucchevoli.
Farei però un appunto sulle quantità totali che a me sono risultate un po’ scarse per questa preparazione al punto che la sfoglia (seppur tirata sottile) ha coperto a malapena le mele quindi non solo non ho pututo fare alcuna decorazione con gli avanzi di pasta come consigliato da Giallo Zafferano, ma non ho potuto nemmeno fare la tipica “marchiatura” della Apple Pie a righine sui bordi in quanto il bordo era proprio risicato.
In ultimo, rispettando i tempi di cottura indicati le mele si sono cotte parecchio e non sono rimaste intere come nella foto del sito, ma questo sicuramente dipende dal fatto che ho un “super” forno!

Si tratta di super pignolerie prettamente estetiche perché in quanto a sapore la torta è perfettamente riuscita!

Un po’ di storia della Apple Pie trovata in rete:
“La torta di mele (Apple Pie) era in origine un dolce tipicamente inglese.
Con lo sbarco nel nuovo mondo, l’Apple Pie divenne un piatti tipico della zona Nord-Orientale degli Stati Uniti (il cosiddetto New England, appunto). Con il passare del tempo, tuttavia, questo dolce ebbe un tale successo in tutti gli States, da essere oggi considerato un vero e proprio dolce nazionale, tanto da essere spesso denominato semplicemente “American Pie“.
E’ nato addirittura un detto che si usa per definire qualcuno dalle profonde radici americane, un americano “doc”: “American as an apple pie” (cioè “Americano come la torta di mele”).
Solitamente, la torta di mele era in origine consumata, nella tradizione del New England alla fine della cena e quello che avanzava, essendo molto difficile conservarlo senza i moderni frigoriferi, veniva tenuto per la colazione del mattino seguente.
La torta di mele era spesso preparata dalle cuoche del tempo soprattutto per ovviare a problemi di conservazione delle mele e, più in generale, di tutta la frutta. In questo modo, si cuoceva la frutta nel forno, mettendola direttamente sopra l’impasto. Col tempo si prese l’abitudine di sovrapporre sopra la frutta un ulteriore strato di impasto. In questo modo nacque la torta di mele, composta da due strati di pasta ed in mezzo un preparato a base di mele.”





Ingredienti per l’impasto:

300 gr. farina 00
150 gr. burro
50 ml circa acqua ghiacciata
1 pizzico di sale


Ingredienti per il ripieno:

1 kg mele100 gr. di zucchero
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaio di farina
1 limone (sia la buccia che il succo)
1 cucchiaino di noce moscata
1 pizzico di sale
Qualche cucchiaio di pangrattato o qualche amaretto sbriciolato (non previsto da Giallo Zafferano)

1 uovo per spennellare

Mettere in una ciotola la farina col pizzico di sale e il burro, impastare aggiungendo l’acqua ghiacciata fino ad ottenere una palla omogenea e resistente non troppo friabile.
Avvolgete l’impasto ottenuto con della pellicola trasparente e lasciare riposare almeno 30 minuti in frigorifero.
Intanto preparare il ripieno della Apple Pie: sbucciare le mele spicchi; metterle poi in un recipiente, mettere la buccia di un limone grattugiata e qualche goccia del suo succo, il sale, il cucchiaino di cannella, la grattugiata di noce moscata, lo zucchero e un cucchiaio di farina setacciata.
Amalgamare delicatamente gli ingredienti senza rovinare le mele e poi preparare la tortiera.
Con l’aiuto di un matterello stendere poco più della metà della pasta fino a formare una sfoglia tonda, spessa circa mezzo cm con cui foderare completamente una tortiera preventivamente imburrata e infarinata, dai bordi ondulati e del diametro di circa 25 cm.
Ritagliare la pasta in eccesso sui bordi, coprire il fondo della torta con il pangrattato (o gli amaretti sbriciolati) per far si che venga assorbito il liquido in eccesso delle mele e poi riempire la tortiera con il ripieno di mele, disponendolo uniformemente ed eventualmente formando una piccola montagnetta centrale; spargere qua e la qualche fiocchetto di burro.
Stendere la rimanente pasta formando un altro cerchio da disporre sulla torta per coprire il ripieno, e con l’aiuto dei denti di una forchetta premere i due bordi di pasta sigillandoli e creando così la caratteristica decorazione dei bordi della Apple Pie.
Con i ritagli dell’impasto avanzati (se avanzano!!! Nel mio caso no!!!), formare delle piccole decorazioni (foglioline, fiori, ecc…) da applicare sulla superficie della torta partendo dal centro; spennellare poi tutta la superficie con del latte e praticare alcuni fori con una forchetta, che serviranno per fare uscire il vapore durante la cottura.
Porre la Apple Pie in un forno già caldo a 200° per 20 minuti, dopodiché abbassare la temperatura a 180° per altri 20 minuti, e terminare la cottura per circa altri 20 minuti a 170°, fino a che non sarà ben dorata in superficie; a cottura avvenuta spennellare la superficie della torta con un uovo sbattuto e poi cospargerla con dello zucchero semolato lasciandola raffreddare nel forno spento.
Se durante la cottura la Apple Pie prende troppo colore, coprirla con un foglio di alluminio e portare a termine la cottura.



martedì 17 marzo 2009

Focaccia messinese


Ieri è stata una domenica pesante dal punto di vista culinario… ma non perché le ricette in questione fossero particolarmente impegnative nella realizzazione o negli ingredienti, ma solo perché la mia ingordigia ha avuto la meglio!
Avevo iniziato a colazione bevendomi un cappuccino... cosa normalissima per la maggior parte delle persone, ma non per me che, per uno strano caso del destino (diciamo per sfiga), sono intollerante al latte, al caffè e pure al cacao… OLE’…
Il caffè non lo bevo mai eccetto quando è parte di ricette (es. tiramisu), il cacao è una droga, ma fortunatamente lo tollero bene, il latte invece…è una tragedia… quindi quando serve nelle ricette o quando mi viene voglia (visto che mi piace tanto) uso lo Zymil, ma sempre con moderazione perché il rischio di passare la mattina seguente con le coliche è altissimo.

E poi per continuare in bellezza ieri non mi sono accontentata di una sola porzione delle due ricette del giorno, così ho finito la giornata con un fastidiosissimo stato di gonfiore… diciamo sentivo la mia pancia come una mongolfiera… come se il lievito di birra di una delle due ricette stesse ancora agendo nel mio intestino facendo lievitare senza fine quello che avevo mangiato!

Ma veniamo a noi… e alla fantastica focaccia messinese… (la seconda ricetta nel prossimo post!)

Ammetto che prima di oggi non l’avevo mai assaggiata.. mia madre spesso ha fatto dei panzerotti con un condimento simile, cioè con la particolare aggiunta dell’insalata riccia (in Sicilia più conosciuta come scarola), ma non è proprio la stessa cosa.
All’apparenza può sembrare una normale pizza, ma (oltre alla scarola) è la pasta che fa la differenza… morbida e buona anche il giorno dopo, e facile da stendere.
Poi qualche settimana fa girovagando sul web ho trovato il bellissimo blog scorza d’arancia di Claudia, ovviamente siciliana e mia mamma ancora prima di me ha voluto realizzare al più presto la focaccia che tanti vecchi ricordi le ha evocato!
Prima di passare alla ricetta vorrei ringraziare anche qui (oltre che sul su blog dove ho lasciato un doveroso commento) Claudia per questa ricetta perfetta nelle dosi (infatti le è stata dettata proprio dall’ex titolare della nota, ma ormai chiusa, Focacceria Moraci di Messina) e consigliare a tutti di fare un giro nel suo blog. Oltre alle deliziose ricette potrete ammirare delle belle foto dove spesso al cibo fanno splendidamente da contorno e da sfondo delle bellissime ceramiche, attrezzi da cucina, fiori, tovaglie ricamate e altro. Mi sono piaciuti molto questi accostamenti!


Ingredienti per una teglia
(con le mie modifiche soprattutto in termini di dosi e in alcune fasi):

500 gr farina di manitoba
15 gr sale
15 gr zucchero
125 gr latte
125 gr acqua
25 gr. olio evo
400 gr tuma
(formaggio difficilmente reperibile fuori dalla Sicilia, ma sostituibile col Galbanino)
600 gr circa pomodori pelati
150 gr indivia riccia
½ panetto di lievito di birra (quindi circa 12 gr)
acciughe sott’olio (se piacciono)
olio evo per ungere

Sciogliere il lievito con 50 gr. di acqua tiepida e circa 10 gr. zucchero, cospargere con una manciata di farina, amalgamare bene e porre a lievitare per circa tre quarti d’ora.
Trascorso questo tempo impastare la farina, il lievito, l’acqua e il latte rimanenti, l’olio, lo zucchero e in ultimo il sale.
Avvolgere l’impasto leggermente steso con le mani all’interno di un canovaccio e lasciare lievitare per almeno un’ora.
Terminato il tempo stendere la pasta fino a coprire bene la teglia (io ho usato la placca del forno) precedentemente unta con l’olio evo.
Mettere le acciughe (se piacciono, noi abbiamo fatto la metà teglia di mia mamma con le acciughe, mia metà senza), il formaggio, la verdura a pezzi piccoli, i pomodori scolati a pezzetti.
Salare (e pepare se piace) e distribuire altro formaggio in superficie.
Infornare a 200 gradi per circa 10 minuti.
Tirare fuori la teglia, fare un altro giro di olio evo e infornare altri 10 minuti circa per completare la cottura.


...è buonissima anche il giorno dopo, come qui:



venerdì 6 marzo 2009

Strudel di mele



La mia lotta contro il tempo che non basta mai credo che non avrà mai fine e quindi conviene ingegnarsi visto che potrei guadagnare ore per “produrre” di più rubandole al sonno, ma sono già poche e non intendo rinunciarvi…
E così mentre scrivo sono seduta in un divanetto di una milonga milanese con il tango come sottofondo e diverse coppie alle prese con la lezione di livello intermedio. Non avendo una connessione in loco, sto preparando la bozza su Word e poi la posterò nei prossimi giorni…
Premetto che non sono impazzita, ne tanto meno a seguito di uno sfratto ho cercato riparo nel primo posto al coperto!
Più semplicemente si tratta di parte integrante della mia particolare (e impegnativa) attività lavorativa. Infatti chi vende scarpe normali al termine dell’orario di esercizio chiude la serranda e va a casa. Invece chi come me vende scarpe da ballo entra in un mondo completamente a parte… Una volta chiuso il negozio infatti inizia l’altra parte del lavoro, quella della promozione e della vendita delle scarpe nel luogo di fruizione delle stesse, cioè dove si balla: scuole e locali…
Per cui, visto che al mio fianco non c’è mai un uomo, uso tutta la forza dei miei 49 chili e mi trasformo in un perfetto scaricatore di porto, e nel giro di un paio d’ore trasloco tutte le scarpe dal mio negozio alla milonga, col solo aiuto delle mie braccia più anoressiche che muscolose, della mia super “Micra” e di quella santa donna di mia mamma…
E così dopo aver allestito una piccola esposizione nel locale, approfitto dei tempi morti in cui non c’è nessuno vicino al mio “banchetto” perché sono tutti in pista e scrivo.

Il mio rapporto col tango rispetto ad altri balli è abbastanza complesso e magari ne parlerò un’altra volta. Con le scarpe da tango invece sono in perfetta sintonia… sono così belle che è un piacere venderle, ma anche utilizzarle io per prima.

E se non ci credete guardate nella foto un assaggio delle collezioni presenti in negozio…





Oppure direttamente il mio sito http://www.danzamor.com/

E ora bando alla pubblicità (ogni tanto non guasta!) e torniamo in cucina…









Come ho già detto in occasione della ricetta della torta rustica di mele , sono in piena mania di dolci a base di mele e visto che avevo l’ennesimo rotolo di pasta sfoglia in scadenza ho pensato di non scervellarmi troppo cercando una ricetta ad hoc e ho fatto il “mio” strudel alle mele.
Con una piccola variante: le noci, perché ho in corso una personale protesta contro i pinoli e il loro costo esorbitante…

Un dolce semplice, veloce, buonissimo… un successo garantito.




Ingredienti:

1 rotolo di pasta sfoglia
2 mele1 cucchiaio di zucchero
½ bicchiere di uva passa
½ bicchiere di noci tritate
2 cucchiai di marmellata
(io avevo in casa quella di ciliegie, ma va bene l’albicocca è sempre quella più indicata)
zucchero a velo q.b.


Sbucciare le mele, tagliarle a piccoli dadini e metterle in una terrina.Aggiungere un cucchiaio di zucchero, le noci tritate e l’uvetta precedentemente ammollata in acqua tiepida e scolata.Diluire la marmellata con poca acqua e spalmarla su metà della pasta sfoglia, lasciandone un cucchiaino da parte.Distribuire il contenuto della terrina nella parte di pasta con la marmellata.Ricoprire con la metà della pasta e sigillare i bordi con la marmellata avanzata.Praticare dei tagli regolari nella larghezza dello strudel per far uscire il calore durante la cottura.Trasferire in una teglia e mettere in forno già caldo per circa 20 minuti (dipende dal forno, comunque come ogni preparazione a base di sfoglia quando prende colore è pronta).
Sfornare e cospargere di zucchero a velo.
Le dosi sono approssimative e possono essere variate a piacimento.



mercoledì 4 marzo 2009

Quiche emmental e noci


Un rotolo di pasta sfoglia pronta nel frigo può salvarti la vita… no, vabbè non esageriamo, la vita no, ma magari una cena si… in quelle sere in cui non hai idea di cosa mettere in tavola perché ti viene voglia di qualcosa di veloce, ma sfizioso…
E allora eccola lì la sfoglia, pronta a risolvere il problema… Basta aggiungere pochi ingredienti, un passaggio in forno ben caldo e voilà, les jeux sont faits!

Per questa ricetta di oggi però ammetto che non è andata proprio così, cioè non è nata come “salva cena” una sera che non sapevo cosa fare da mangiare… Diciamo che questa quiche era nella lista delle ricette da provare, ripescata nelle centinaia di ritagli vecchissimi che conservo gelosamente. Così avevo comprato gli ingredienti già da qualche giorno, sfoglia compresa, però come al solito gli impegni e il tempo tiranno mi hanno fatto dimenticare di questa idea fino a quando, cercando altro nel frigo, mi sono accorta che la data di scadenza era per il giorno successivo e quindi eccola qui…

Il risultato è stato abbastanza soddisfacente, ma pur avendo ridotto le dosi di formaggio e noci rispetto alla ricetta originale, è risultata un po’… “carica”, per cui non sono riuscita a mangiarne più di una fetta (come quella della foto), mentre con altre torte salate faccio solitamente il bis!
Quindi una fetta è poca per farne un piatto unico e due fette non credo siano facilmente consumabili, per cui magari ci si può abbinare una bella insalata o un piatto di verdure miste.
E pensare che viene proposta nel giornale da cui è tratta come una ricetta “light”… mah!

Ho preferito non consumarla anche al pasto successivo per finirla, ma l’ho tagliata a fette e l’ho congelata.

Ingredienti:

1 rotolo di pasta sfoglia
150 gr gherigli di noce (io ne ho usati circa 90 gr.)
2 uova
200 ml latte
200 gr emmental grattuggiato (io ne ho usato cira 150 gr.)
noce moscata q.b.
sale q.b.

Foderare con carta da forno una tortiera di circa 24 cm e stendervi la pasta sfoglia.
Tritare grossolanamente i gherigli.
Grattuggiare l’emmental e mescolarlo con le uova sbattute, il latte, poco sale e un’abbondante grattatina di noce moscata.
Unire le noci tritate e versare sulla sfoglia ben fredda.
Fare cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per circa 30 minuti (a me ne sono bastati 20).
Durante la fase di cottura si è gonfiata ripetutamente in diversi punti, ho bucherellato il tutto e una volta fuoriuscita l’aria è andata a posto.
Lasciare intiepidire prima di servire.


domenica 1 marzo 2009

Torta rustica di mele


Ma quante sono le varianti possibili della "torta di mele"? Me lo sono chiesta diverse volte, ma credo non ci sia una risposta certa. Quello che è certo è che, qualsiasi sia la versione sfornata, è una torta che mette d'accordo tutti i gusti.
E il merito è tutto di questo frutto semplice, ma straordinario che ha solo qualità.


Ed io sono ormai entrata nel tunnel della torta di mele e quindi sono intenzionata a provare tutte le varianti che mi ispirano. Questa è la seconda che inserisco nel blog, ma ce ne sono altre che ho già sperimentato anni fa e altre ancora che ho selezionato come future candidate.
Potrei risultare monotona preparando spesso torte (ma non solo, anche dolci in generale) a base di mele, ma la curiosità di sperimentare questo ingrediente così versatile è troppo forte.







Ho preso la ricetta della torta rustica di mele dal fedele giallo zafferano , dopo un'indecisione di giorni tra questa ricetta e altre che avevo trovato su alcune vecchie riviste. Non mi ispirava più di tanto perchè mi sembrava un classicone, ma alla fine ho optato per lei dal momento che per le altre due ricette mi mancavano degli ingredienti, in particolar modo la granella di zucchero che non ho trovato in ben due supermercati e non avevo più tempo per fare altri giri.


Al mio mancato entusiasmo iniziale per questa torta si è aggiunto un problema durante la cottura, infatti per tutta la permanenza del dolce in forno dal bocchettone della ventilazione è uscito un fumo puzzolente di bruciato la cui origine sembrava non avere spiegazione… Ho pensato che ci fossero dei residui di cibo nel forno che erano sfuggiti alla pulizia e che quindi bruciando avessero provocato fumo e odore di arrostito, oppure che la torta avesse subito uno strano fenomeno carbonizzandosi sotto e rimanendo ancora cruda sopra…
Anticipando i tempi di cottura previsti da giallo zafferano (credo proprio che il mio forno sia troppo potente) ho sfornato la torta che era indubbiamente cotta e ho capito da dove aveva origine il problema: lo stampo a cerniera si è leggermente deformato, quanto basta per non aderire più perfettamente ai bordi, quindi da una fessura quasi invisibile è fuoriscito parte dell’impasto che ha bruciato e creato l’odore sgradevole.


Fortunatamente le mele hanno fatto il miracolo, infatti non solo la torta non ha preso alcun odore/sapore di bruciato, ma contrariamente alla mia diffidenza iniziale, si è rivelata buonissima, anzi divina. Dolce al punto giusto, leggera e morbidissima anche il giorno dopo… Forse sarebbe rimasta morbida anche più di un giorno, ma è finita dopo 24 ore quindi non lo so…




Ingredienti:

100 gr. burro
1 cucchiaino e 1/2 circa di cannella
200 gr. farina
200 ml latte
1bustina di lievito in polvere
la scorza e il succo di 1 limone
700 gr mele
1 pizzico di sale
2 uova
1 bustina di vanillina
200 gr di zucchero
zucchero a velo q.b.

Sbucciare le mele, tagliarle a fettine sottili e metterle in un contenitore con il succo di limone per non farle annerire.
Miscelare le uova con lo zucchero con uno sbattitore o con il mixer e poi aggiungere il burro sciolto a bagnomaria.
Unire man mano tutti gli ingredienti, la scorza del limone grattuggiato, il lievito, un cucchiaino raso di cannella, il latte, la vanillina, il sale, e per ultimo versare a pioggia la farina.
Si otterrà un composto omogeneo, ma non troppo liquido al quale aggiungere le mele precedentemente sgocciolate dal succo di limone.
Imburrare e infarinare una tortiera di circa 24 cm di diametro e versarci il composto, spolverizzando la superficie di zucchero a velo misto a cannella.
Cuocere in forno già caldo a 180 gradi per 50/60 minuti (in realtà al mio forno sono bastati 35 minuti!).
Sfornare la torta di mele e lasciarla raffreddare.
Spolverizzare di nuovo la superficie con altro zucchero al velo misto a cannella.